
Sei innamorata dell'affascinante e carismatico drago di ghiaccio sin dai tempi in cui aveva il ruolo di villain e desideravi ardentemente giocare la sua route?
Hai incontrato Lance giocando New Era ed ora gli altri personaggi ti piacciono come i fiori di cotone trovati in esplorazione?
Questo è il topic giusto per te!
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Racconti
Scritto da Alyhane:Enemy or lover?
Camminavo a passi veloci lungo il corridoio delle guardie. Il lungo e stretto passaggio era fiocamente illuminato a quell’ora tarda di notte. Non si sentiva volare un singolo insetto e per un momento mi tranquillizzai sapendo di essere sola a vagare per quei luoghi.
Superai le eleganti porte davanti alla scala che conduceva alla sala del Cristallo. Guardai in alto lungo la scalinata ricordandomi gli anni trascorsi all’interno di quella grande pietra. Sospirai e poi proseguii il mio cammino verso la mia stanza sul fondo del corridoio.
«Reina…» riconobbi subito la sua voce bloccandomi sul posto.
Lance era fermo in mezzo al corridoio con le braccia conserte. Il suo solito sguardo distaccato dipinto sul volto.
Mi girai lentamente riluttante di averlo incontrato. Erano giorni che lo evitavo, e per buone ragioni. La mia mente ancora sommersa da troppi pensieri a cui non riuscivo a trovargli un ordine.
«Cosa vuoi?» la mia risposta acida non scosse il drago che continuava a guardarmi con occhi freddi.
Nonostante i nostri trascorsi non avevo ancora le risposte che volevo e così mi nascosi dietro al mio ultimo muro.
«L’inventario della fucina, lo hai fatto tu?»
La sua voce così calma mi irritava più del fatto che mi avesse cercato così tardi. Era l’una passata, il mio compito mi aveva impegnato molto più di quello che avevo programmato ed ero stanca. Volevo solo stendermi a letto cullata dalle ultime ore di buio prima dell’arrivo del sole.
Mi avvicinai a lui continuando a gesticolare freneticamente «E adesso cosa non va?! Le picche sono nell’ala sbagliata? Hai trovato più frecce di quelle che avevo messo nell’inventario? O magari hai trovato un’alabarda a testa in giù?!»
Sfuriai non riuscendo a trattenermi. L’ultima volta che mi era stato affidato lo stesso compito avevo involontariamente invertito alcune armi sui loro piedistalli e mi era stata fatta la ramanzina. Qual era il senso di tutto ciò?! L’inventario era corretto e anche se involontariamente avevo invertito le sue preziose spade che problema c’era?
Fumavo dalla rabbia continuando a urlargli contro tirando in causa anche piccolezze che non c’entravano niente. Ero stanca e non avevo proprio voglia di vedere la sua faccia in quel momento, specialmente perché non riuscivo ad avere una singola reazione.
Puntai il dito verso di lui picchiettandolo furiosamente contro il suo petto. I suoi occhi fissi nei miei senza dire una parola. Mi ascoltava, una cattiveria dopo l’altra. Fu solo quando finii la mia sfuriata che mi accorsi di essere solo a un passo da lui, il suo viso che mi sovrastava di una spanna buona.
Avvampai di colpo rendendomi conto della vicinanza tra noi. Feci un passo indietro e mi voltai di colpo fuggendo a grandi passi. Lance non aveva ancora detto niente sorbendosi soltanto le mie parole cattive in silenzio.
Ripensai a quello che avevo detto. Non la pensavo davvero, almeno non più…
Cos’era successo tra di noi?
Feci un ultimo passo e guardai indietro. Il drago si era già voltato e camminava senza emettere un suono verso la sua stanza.
Lo avevo attaccato senza pensarci due volte ma non era quello che volevo fare. I miei pensieri non erano altro che un groviglio impossibile da districare. Avevo agito d’impulso ma era in qualche modo sbagliato e quando vidi i bianchi capelli allontanarsi non potei fare a meno di corrergli dietro per scusarmi.
Erano giorni da quando eravamo tornati dalle montagne di Genkaku e da allora avevo sempre cercato di evitarlo e per buone ragioni. Quel suo gesto quel giorno mi aveva messo davanti a un bivio più ampio di quello che pensassi. Lo avevo appositamente evitato cercando di far ordine tra i miei sentimenti ma non mi era stata data l’occasione e prima di allora eccoci qua.
Gli corsi incontro, l’eco leggero dei miei passi lungo il corridoio sembrava amplificarsi risuonando con il mio cuore che martellava sempre più forte.
«Lance… Aspe-aspetta…» dissi tra un respiro e l’altro mentre cercavo di raggiungerlo.
Lui si girò, una strana luce gli balenò negli occhi. Forse perché per la prima volta mi ero avvicinata a lui di mia iniziativa?
Ripresi fiato e poi chinando leggermente il capo dissi «Mi dispiace, non avrei dovuto attaccarti senza motivo. Sono stanca, possiamo riparlarne domani mattina dell’inventario?»
Lui annuii con un sorriso appena accennato sul volto «Buona notte Reina.»
Sentii il clack della serratura che veniva aperta e Lance scivolò tra le ombre della sua stanza. La sua porta si stava lentamente chiudendo ma un attimo prima che quel pezzo di legno ci separasse la bloccai. Opposi resistenza sapendo che se fosse successo sarei rimasta su quel bivio in eterno. Dovevo parlare con lui, dovevo sapere il perché, dovevo sapere…
Spinsi la porta aprendola e trovandoci dietro un Lance sorpreso ma non appena posò il suo sguardo su di me gli si dipinse un sorriso sul volto per qualche ragione. Potevo contare sul palmo della mano le volte che mi aveva sorriso così teneramente e l’ultima era stata…
Avvampai di colpo in un secondo mettendo ancora più confusione dentro di me.
Avevo bloccato la porta con uno scopo ma vedendo quella sua espressione la mia risolutezza nel volergli parlare era crollata bloccandomi le parole in gola per qualche motivo.
Senza parlare Lance mi esortò a dire qualcosa ma non riuscivo ad emettere un solo suono. Strinsi i pugni maledicendomi silenziosamente.
Lo guardai attentamente. I capelli bianco neve e quegli occhi ghiaccio. Era così evidente la sua natura di drago di ghiaccio. Anche il suo temperamento glaciale e la sua espressione perennemente immutata non facevano che ricordarmi chi fosse. Eppure quel semplice sorriso che era dipinto sul suo volto sciolse ogni cosa.
Sospirai facendo un passo in avanti. In quell’istante avevo deciso che percorso avrei intrapreso.
Lo afferrai per il colletto della leggera armatura e lo baciai d’impeto. La sua pelle così fredda ma stranamente così calda a quel contatto.
Lance non reagì, sorpreso da quel mio cambiamento improvviso. Quando riaprii gli occhi vidi che mi fissava. Il ghiaccio così in contrasto con il calore di poco prima.
Non riuscii a vedere una sola crepa nella sua armatura di indifferenza e così mi voltai cercando la maniglia della porta per allontanarmi il più velocemente possibile da lui.
Avevo forse scelto la strada sbagliata?
Ma non feci in tempo a fuggire che sentii la sua presa salda avvolgermi e un secondo dopo le sue labbra erano di nuovo premute contro le mie. Con più forza, con più passione.
Mi spinse contro la porta bloccandomi sempre di più nel suo abbraccio e sulle sue labbra. Non sembrava volermi dare un attimo di tregua così gli toccai il petto cercando di allontanarlo di qualche centimetro.
I nostri sguardi si incrociarono e in quell’attimo mi accorsi che era completamente cambiato.
Non era più lo sguardo assassino che mi aveva rivolto un tempo, non era più lo sguardo indifferente di qualche minuto prima, era… non saprei, desiderio? Impazienza?
Com’era possibile che da nemici fossimo diventati… amanti?
Quasi otto anni erano passati dal nostro primo incontro. Per un attimo rabbrividii ricordandomi la spaventosa maschera nera e rossa che inizialmente avevo scambiato per amichevole, ma che in seguito, avevo imparato a conoscere come nemica.
Il grande nemico della Guardia. Per anni sotto il nome di Ashkore aveva mentito e ucciso nel nome della vendetta cercando di distruggere questo mondo con ogni mezzo necessario.
Lo odiavo nel profondo del mio cuore per quello che ci aveva fatto passare, per quello che aveva fatto passare a tutta Eldarya, eppure, in quel momento ero tra le sue braccia, desiderosa del minimo contatto tra le nostre pelli.
Le sue mani sempre più decise trovarono la via per i miei fianchi riuscendo a impossessarsi degli angoli della canotta togliendomela senza problemi.
Avvolsi una mia gamba al suo corpo stringendolo a me. Lui prese questo mio gesto come assenso ai suoi baci così mi sollevò appena per girarmi verso il letto. I miei piedi toccavano appena terra, sollevata in punta di piedi indietreggiavo lenta cercando di arrivare alle sue labbra.
Passo dopo passo percorrevo la stanza mentre Lance ancora lasciava teneri baci lungo il mio collo e mi guardava sempre più intensamente.
Guardai la sua figura illuminata dal tenue bagliore dei cristalli luminescenti sparsi per la stanza. Verde, azzurro, rosso, tutti i colori si mischiavano riflettendosi sulle scaglie della sua leggera armatura.
Feci un altro passo ma in un attimo non sentii più il terreno sotto i miei piedi. Il tappeto di pelliccia mi aveva fatto perdere la presa facendomi scivolare. Una sensazione di vuoto si impadronì di me e per un attimo mi mancò il fiato.
Allungai il braccio alla ricerca di un appiglio ma non trovai niente, neanche la figura di Lance che avevo tra le braccia un secondo prima.
Mi preparai a sentire il freddo pavimento sotto la schiena e involontariamente la mia mente tornò a un momento molto simile.
Lance si era appena liberato dalle prigioni della Guardia, anche per colpa mia, e mi aveva trascinato a Memoria desideroso di incontrare gli spiriti degli ultimi draghi. Il rapimento e poi il soccorso dei miei amici proprio sulla scogliera dell’isola. L’acqua congelata che lambiva la roccia in modo impetuoso. Gli schizzi che ti congelavano fino alle ossa. Valkyon che aveva scelto di seguire il fratello per salvarmi la vita, ma non era servito a molto.
Ricordavo ancora bene il ghigno felice di Lance quando con un semplice gesto mi aveva scaraventato giù dalla scogliera. Il suo volto divertito come non mai vedendo soffrire me e miei amici presenti. La sensazione di vuoto che avevo provato allora, la consapevolezza di quello che stava per accadere da lì a pochi secondi e il respiro che si fermava sentendo il cuore martellarmi in gola. E poi lo schianto con l’acqua congelata.
In quel secondo, mentre cadevo sul pavimento della sua stanza ricordai quanto in quel momento odiassi quella persona.
Ma non sentii mai il freddo pavimento sotto la mia schiena. Lance mi aveva afferrata all’ultimo secondo stringendomi a sé attutendo l’impatto con il suo corpo. Il suo calore così in contrasto con l’acqua congelata che mi aveva riempito la memoria qualche istante prima.
Sorrise sotto di me aggiustandomi una ciocca di capelli dietro le orecchie. E di nuovo avvampai sentendo la mia pelle andare a fuoco.
In un istante il suo ghigno divertito nel vedermi soffrire venne cancellato dalla mia mente e al suo posto quel semplice sorriso ne prese il posto.
Vero, non era la prima volta che lo vedevo sorridere così. Lo aveva già fatto quando… quando mi aveva salvato dai maripodi. E adesso che ci pensavo sorrisi non potendo notare quanto questo ricordo fosse così simile, eppure così opposto a quello che aveva invaso la mia mente prima.
Ero caduta oltre al parapetto della barca. L’acqua salata che mi avvolgeva e i tentacoli di quella viscida creatura che mi trascinavano verso il fondo inesorabilmente. L’aria nei polmoni che poco a poco scompariva lasciando solo delle piccole bolle che vorticavano verso l’alto. E poi… poi Lance si era gettato in acqua per salvarmi da quella creatura. La sua presa salda mi aveva trascinata in superfice un momento prima che perdessi i sensi. Continuavo a tossire sul ponte della barca sputando acqua ma appena alzai lo sguardo vidi il drago preoccupato delle mie condizioni e poi un sorriso gli illuminò il volto vedendo che stavo bene.
Perché? Perché si era gettato in acqua per salvarmi? Io che avevo voluto la sua morte per molto tempo, io che ero ancora arrabbiata con lui per aver ucciso un mio caro amico, io che nonostante gli anni lo avessero cambiato ancora odiavo averlo intorno.
«Perché?» chiesi semplicemente. Non era più che un sussurro, eppure, sembrava aver capito quello che volevo dirgli.
Mi prese il mento tra le dita alzandomi lo sguardo che si era fissato sulle mie mani ancora appoggiate sul suo petto. Il cuore che martellava velocemente nel mio petto in attesa di una sua risposta. Il respiro corto non sapendo cos’altro aggiungere.
Mi prese una mano tra la sua dando un leggero bacio al dorso. Quella era la sua risposta.
In quel momento capii. Nonostante un tempo avessi odiato quella persona ora non potevo più affermarlo. Mi ero risvegliata dal Cristallo dopo sette anni, anni in cui Lance aveva continuato a vivere e si era pentito ogni singolo secondo di tutto quello che aveva fatto. Si era fatto perdonare e addirittura era diventato una risorsa preziosa per la Guardia. Lo avevo attaccato senza pensarci molto la prima volta che lo avevo visto al mercato, eppure lui cercava solo il perdono da parte mia. Me ne rendevo conto solo ora…
Ogni suo gesto, ogni sua parola, tutto sembrava volermi far capire il suo cambiamento nonostante io non volessi ascoltare. Ma quel salvataggio alle montagne Genkaku, avermi salvato dall’acqua congelata, essersi messo in mezzo tra me e i kitsune per proteggermi dai loro attacchi crudeli. Era cambiato e non me ne ero accorta fino all’ultimo.
Il mio cuore però si era piano piano sciolto anche se non lo sapevo. Quell’attimo in cui mi ero girata e gli sono corsa incontro, quello era stato il momento in cui avevo capito, anche se in parte.
E ora, ora ero convinta della mia scelta. Felice di aver abbandonato quel rancore ormai immotivato. Felice di abbandonarmi tra il suo abbraccio.
Gli presi il volto con le mani ricercando di nuovo le sue labbra, mi avvinghiai al suo collo facendo scorrere le mie dita tra i suoi capelli bianco neve. Sentivo il suo tocco sulla mia pelle nuda, freddo eppure caldo.
Tentati di togliergli quell’armatura ma non sembrava voler sparire, volevo poter avvicinarmi ancora di più a lui. Capendo le mie difficoltà, Lance si allungò accompagnandomi verso le piccole fibbie nascoste e con un piccolo gesto rimase a torso nudo.
Ancora seduta sulle sue gambe lo osservai nella penombra. Arrossii vedendolo di nuovo così. Ma aveva ancora gli spallacci a coprirgli le spalle e il collo. Decisa allungai le mani e lo feci sparire qualche secondo dopo osservandolo finalmente senza impedimenti.
La mia mano gli sfiorava la spalla e il mio sguardo si posò alla fine su una piccola cicatrice argentea sul collo. La sfiorai leggermente e poi gli diedi un leggero bacio proprio in quel punto. Lo sentii rabbrividire e mi allontanò scioccato.
Durante la grande guerra avvenuta proprio fuori dalle mura del Quartier Generale io e Valkyon eravamo andati all’attacco del drago di ghiaccio mirando proprio a quel punto. L’unico punto debole del nostro nemico. Una piccola squama appena rialzata o una minuscola cicatrice argentea sul collo.
Capii solo dopo la sua reazione. Chi non sarebbe stato preoccupato ad esporre il suo punto più debole?
Ma un istante dopo mi prese una mano poggiandomela sul suo collo, proprio sopra quella cicatrice. Si stava fidando di me, mi stava dando la possibilità di fargli del male se lo avessi voluto.
Ma ormai avevo abbandonato il mio odio.
Mi allungai di nuovo per dargli un secondo bacio sul collo e questa volta non si allontanò. Sentii un leggero gemito sotto di me e Lance si abbandonò al mio tocco.[…]
L’inventario era stato fatto molto accuratamente. Lessi le ultime righe e poi spensi le ultime luci della fucina lasciando solo le braci a morire lentamente nella fornace.
Mi avviai per i corridoi nella direzione delle docce ma invece incontrai Reina.
«Reina…»
Volevo ringraziarla per il suo lavoro, eppure poco dopo sentii le sue parole arrabbiate raggiungermi. Rimasi in silenzio ascoltando ogni sua parola ma non appena ebbe finito la vidi arrossire di colpo e poi fuggire. Non le corsi dietro, non volevo disturbarla, non era mai stata mia intenzione neanche incrociarla. Sembrava arrabbiata con me, anche più del normale.
Nonostante fosse passato ormai un po’ di tempo dal suo risveglio dal Cristallo non ero ancora riuscito a farmi perdonare. Sospirai e tornai verso camera mia non volendo proseguire per quel corridoio verso le docce dato che voleva dire andarle dietro.
Chiusi la porta alle mie spalle, eppure non sentii il clack della serratura che si richiudeva alle mie spalle. Quando riaprii la porta vidi il viso di lei dietro. Sorrisi leggermente sorpreso dalla sua azione ma non disse una parola. Provai a esortarla con uno sguardo ma niente, non aveva parole.
E poi in un istante sentii le sue labbra premute sulle mie. Un solo secondo e dopo i suoi occhi viola mi fissavano dubbiosi.
Fino a quel momento mi aveva rivolto solo parole cattive cercando ogni pretesto per odiarmi ma quel gesto mi aveva sconvolto.
Non ero la persona più buona di questo mondo, anzi, avevo commesso i miei errori e per quelli ancora portavo le cicatrici nel mio cuore. Ho provato a farmi perdonare e dopo tanto tempo ero riuscito a redimermi agli occhi della Guardia, ma non ai suoi.
Ma in quel momento sembrava essere cambiato tutto in un secondo e prendendo la palla al balzo fermai Reina all’ultimo secondo bloccandola tra me e la porta.
La baciai nuovamente con più passione e in poco tempo sentii la sua pelle nuda sotto le mie mani, morbida e calda.
La condussi lentamene verso il letto lasciando fosse lei a prendere ogni iniziativa. Ma qualche secondo dopo non la sentii più tra le mie braccia. Era scivolata su uno dei tappeti della stanza e un’ombra le oscurava il viso. Mi lanciai verso di lei riuscendo ad afferrarla all’ultimo. Il pavimento era freddo ma lo avrei fatto altre cento volte, mi sarei gettato tra le grinfie di altri cento mostri se significava salvare la sua vita.
Reina, la ragazza che mi aveva in qualche modo salvato e guidato alla redenzione in quegli ultimi anni nonostante fosse bloccata dentro il Cristallo.
La baciai più volte e non ci volle molto perché pure io rimasi con solo i pantaloni. Sentivo le sue mani delicate accarezzarmi il profilo dei pettorali e poi salire sulle spalle. Disegnava lentamente piccoli arabeschi sulla mia pelle fino sul mio collo e poi un bacio leggero.
La allontanai di colpo sorpreso e spaventato. Per anni avevo tenuto nascosto questa piccola imperfezione. Mi ero nascosto sotto molte armature, fisiche ed emotive, eppure in quel momento ogni cosa era crollata. Con quel piccolo gesto…
Le presi una mano poggiandola di nuovo sul collo, su quella piccola cicatrice che rappresentava il mio punto più vulnerabile. Non sapevo dare un nome ai sentimenti che mi assillavano il cuore ma di una cosa ero abbastanza sicuro… basta armature.
Mi affidai a lei, dandole in mano la mia stessa vita. Mi volevo fidare, volevo che lei perdonasse i miei errori e volevo… volevo lei.
Le sue labbra calde si poggiarono di nuovo sul mio collo e non potei trattenere un gemito a quel contatto.
La afferrai baciandola con passione e coprendo il suo intero corpo di baci. Volevo fosse mia, lasciare il mio marchio sulla sua pelle. E così feci…
Ultima modifica di Reina (Ieri alle 18:08)